Horroriana by Vari (Gianni Montanari)

Horroriana by Vari (Gianni Montanari)

autore:Vari (Gianni Montanari) [Vari (Gianni Montanari)]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: horror, racconti, copertina
pubblicato: 1978-12-31T23:00:00+00:00


GIOCO AL TRAMONTO

(Twilight Play, 1949)

di August Derleth

A sera, prima di andare a letto, c'era un'intera ora preziosa per giocare e Donald, come al solito, corse nel parco verso le colline, dove l'oscurità aveva già scacciato gli ultimi raggi di sole.

«Falco!» chiamò piano. «Falco!»

Nessuno gli rispose. Tra i rami di una quercia un barbagianni cantava, alzando il suo lamento triste e solitario. Nei campi le allodole e i pettirossi cinguettavano; ai bordi del parco tre colombe lanciavano i loro versi lamentosi.

Donald si mise a sedere sulla collina dell'uccello del tuono e attese.

La sera avanzava. Le lunghe ombre del parco si fecero più scure, nascondendolo quasi.

Il cinguettìo delle allodole e il canto del pettirosso diminuì e una nottola si alzò con un brusco sbattere di ali in un volo circolare e scattante nel cielo azzurro scuro della sera. Le luci della strada arrivavano agli angoli del parco, ma non illuminavano le colline.

«Falco!» chiamò Donald con impazienza. «Lo so che sei nascosto. Andiamo.»

E Falco c'era, come sempre, ed uscì dal buio simile a un'ombra. I suoi occhi luminosi brillarono nella sera, facendolo trasalire.

«Ci riesci ogni volta!» disse Donald con ammirazione.

Un attimo dopo stavano giocando... cavalcando immaginari destrieri attorno alle colline, eseguendo insieme le danze particolari di Falco; la danza della guerra e quella della luna, quella dell'uccello della notte e quella dell'uccello del tuono, impegnandosi nel gioco con una solennità profonda, rotta solo di tanto in tanto da qualche grido di eccitazione di Donald. La notte si avvicinava strisciando, seguendo ad ovest gli ultimi bagliori arancio e magenta del sole, e presto per Donald e Falco sarebbe stato il momento di rientrare. Ma il gioco continuava, anche se perfino l'aria sembrava attendere la voce della madre di Donald che lo richiamava.

Dallo steccato a nord delle collinette, che separava il parco dai lunghi campi rasati e dalla casa lontana tra gli alberi, giunse la voce di Archer Connelly.

«Ehi, Pappamolla Carstair, che cosa stai facendo?»

«Non sono fatti tuoi» rispose Donald con voce tremante.

Archer raccolse un sasso appuntito. «Non parlarmi a quel modo, screanzato!»

«Lasciami in pace e pensa agli affari tuoi» disse Donald.

Era proprio arrabbiato. Per quattro sere su sei, Archer Connelly andava a molestarli... Archer, che aveva tutto ciò che il denaro dei suoi genitori poteva comprare, che era troppo bello per giocare con i bambini poveri ma che non li lasciava mai in pace. Quando li incontrava lungo la strada li inseguiva, a scuola li tormentava, e inoltre, da quando suo padre presiedeva il comitato scolastico, gli insegnanti si sforzavano di non vedere le sue marachelle. Perfino là, nel parco, non sapeva trattenersi dal tormentarli con ogni mezzo a sua disposizione.

«I tuoi pantaloni sono bucati, Pappamolla Carstair» disse.

«Per giocare vanno benissimo» ribatté Donald.

«Il fatto è che non ne hai altri» lo schernì l'altro.

Una porta a pannelli sbatté e qualcuno chiamò. «Archer!»

Archer lanciò un'occhiata verso la casa. Poi si girò e scagliò il sasso che teneva tra le dita, colpendo Donald in fondo alla schiena. Il ragazzo gridò e inciampò. Rialzandosi incontrò la risata di Archer.



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